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OMELIE ANNO B 2020-21
 
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VIa Domenica del tempo di Pasqua - Domenica 9 maggio 2021
( At 26,1-23; 1Cor 15,1-11; Gv 15,26–16,4)

don Davide Milanesi

Il libro degli Atti ci presenta Paolo che si difende, di fronte al re Agrippa: «Mi considero fortunato, o re Agrippa, di potermi difendere da tutte le accuse di cui sono incriminato dai Giudei, oggi qui davanti a te, […] Perciò ti prego di ascoltarmi con pazienza». Così Paolo introduce la propria difesa.
Una difesa, che inizia raccontando la propria vocazione, come una conversione. Ogni vocazione ha delle conversioni. Cosa ha mosso la conversione?
Paolo riconosce di essere stato, inizialmente, ostile nei confronti di Gesù e dei cristiani.
Ma poi è diventato un testimone di Gesù di Nazareth.
Cosa ha a permesso il passaggio tra l’essere ostile a Gesù e l’essere testimone di Gesù fino al dono della sua vita? Cosa è accaduto, cosa è successo? Chi ha causato la conversione?
Paolo parla di un fatto che chiama la “visione celeste” e la racconta come una luce dal cielo più splendente del sole che lo fa cadere a terra, come una voce che parla a Paolo e lo invita ad alzarsi e stare in piedi, per farlo diventare testimone di Gesù.
Vorrei che ciascuno di noi andasse a riprendere le sue conversioni. Il camino di fede, se non conosce conversioni, è fermo. Il cammino di fede si caratterizza da questa disponibilità alla conversione. Ci sono state delle conversioni nella mia vita? Cosa è stata la visione celeste, la luce dal cielo, che ha cambiato la mia vita?
Provo ad immaginare due possibili conversioni e le visioni celesti che possono causarle.
Poi, ciascuno ha le proprie.
Una prima conversione può essere stata la scelta della Messa domenicale.
Uno, inizialmente, ci andava perché educato ad andarci, oppure qualcuno non è stato educato ad andarci, ma poi ad un certo punto accade qualcosa che gli fa decidere che la celebrazione domenicale della Messa è per lui un momento vitale. La conversione è quella di passare dall’abitudine alla scelta, oppure per qualcuno che non è stato educato ad andarci, la conversione è stata quella dall’andare in modo saltuario al partecipavi in modo costante.
Quale è stata la luce celeste che può aver causato questa conversione?
Può essere stata un’intuizione interiore, che si fa spazio in una stagione della vita segnata dall’insoddisfazione, per cui uno si convince che è vitale scegliere la messa domenicale; può essere stata un’esperienza dolorosa, una confessione, una forte esperienza di preghiera durante un pellegrinaggio, un incontro con qualcuno, l’occasione di dover accompagnare mio figlio perché l’ho iscritto al catechismo.
Una seconda conversione che mi piacerebbe avvenisse per ciascuno di noi, o magari è già avvenuta, riguarda la capacità di resistere a tanta volenza che ci vien sbattuta in faccia.
Ho provato a pensare che la violenza, che si manifesta in questo mondo, porta con sé il rischio di un indurimento del cuore.
La violenza che si manifesta, come prepotenza, come mancanza di rispetto, o in altre forme più aggressive, rischia di indurire il nostro cuore, togliendogli la docilità alla conversione.
Il cuore indurito è un cuore che si chiude nel farsi i fatti propri, nel rimanere nel proprio mondo, continuando a pensare a se stessi percorrendo i sentieri dell’astuzia, pensando che siano i sentieri migliori per resistere a questo mondo violento.
Su tutto questo, dobbiamo invocare la visione celeste, perché possa convertire i nostri cuori, affinché continuiamo a credere che la finezza, la gentilezza, la bontà, l’onestà siano sentieri sui quali restare e incamminarci, perché questo mondo sia meno violento, meno aggressivo.
Invocare la visione celeste perché ciascuno si converta a uno stile di vita che guarda con fiducia gli altri, uno stile di vita che resiste alla violenza senza chiudersi in sé stesso.
Come dice “Coach Carter” - Cruz: Agire da piccolo uomo non aiuta il mondo non c’è nulla di illuminante nel rinchiudersi in se stessi così che le persone intorno a noi si sentiranno insicure.
La violenza non ci porti ad agire da piccoli uomini, ma, raggiunti dalla visione celeste, rappresentata da tanta bontà, disponibilità incontrata, possiamo essere spinti a fare altrettanto.
La Bontà assaporata nella nostra vita sia la nostra visione celeste, così che la violenza non indurisca il nostro cuore, ma lo converta sempre alla bontà, come via che porta alla pace.
Chiediamoci quali sono state le nostre conversioni e quali quelle che ancora dobbiamo compiere.
Ma, soprattutto, chiediamoci quali siano le nostre visioni celesti: quelle che ci hanno portato a convertirci e che possono portarci a ulteriori conversioni.

  don Davide

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