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C'È QUALCUNO IN METRÒ
 
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C'è qualcuno in metrò - Foto

8 OTTOBRE 2005

La critica ... passa il testimone

Si fa teatro per dire qualcosa. Se non hai nulla da dire, non fai teatro. Se ancora una volta trovate in scena i nostri adolescenti e diciottenni, saggiamente capitanati dalla regia di Chiara e dalle musiche di Nico, è perché hanno ancora qualcosa da dirci. Ed io auguro loro di avere sempre qualcosa da comunicare al mondo, ai loro amici, agli adulti. La nostra stessa vita deve portare dentro questo desiderio di comunicazione e di comunione. Così anche noi ci mettiamo in ascolto e li stiamo a sentire. Quest'anno intraprendono un sentiero impegnativo. Il loro testo nasce dalla rivisitazione e rielaborazione del libro Dio in metropolitana, un testo francese che nasce da questa provocazione: «Se Dio venisse sulla terra, oggi, cosa farebbe e cosa direbbe?». La risposta è ancora più geniale: «Farebbe ciò che ha già fatto nella vita di Gesù». Un bel messaggio! Gesù continua ad operare oggi nella storia, ma non in modo incomprensibile o bizzarro, ma nella maniera che ci ha già mostrato nella sua vita e che noi troviamo nel suo Vangelo: stando vicino ai poveri, infondendo speranza, donando perdono, garantendo la sua presenza. Così oggi a teatro riceviamo un messaggio di speranza: Dio non si è ancora stancato dell'umanità e non si stancherà mai, continuerà a fare ciò che ha sempre fatto, con la sua grande pazienza e fantasia. A dare valore a ciò che state per vedere sono la fantasia della regia e la delicatezza del testo (opera di Chiara), la forza e lo spessore delle canzoni (opera di Nico), la freschezza della recitazione, l'originalità delle coreografie e la passione dei ragazzi . Ora lasciamo a loro la parola. Stiamoli a sentire. E siamo contenti che a questi bei gruppi di adolescenti e diciottenni non siano ancora finite le parole.

Sono contento di conoscere da vicino l'esperienza del gruppo teatrale della SAMZ. Innanzitutto perché questa attività, presente in non pochi oratori della nostra diocesi, contribuisce ad accrescere la creatività e la vitalità della nostra comunità parrocchiale, ma soprattutto per il valore educativo che riveste il teatro. Non si tratta, infatti, solo di un momento di aggregazione basato sull'apprendimento di nuove tecniche di recitazione e di animazione; non si tratta di rivolgersi ad una platea di esperti in materia; fare teatro, piuttosto, significa riunire ragazzi e giovani di diverse età attorno ad un obiettivo comune: condividere qualcosa di grande e di bello insieme, in armonia con la proposta cristiana dell'oratorio e con il suo progetto educativo. Il mio ringraziamento personale è rivolto a tutti coloro che, dedicando tempo ed energie ai nostri ragazzi, favoriscono la loro crescita attraverso questa importante esperienza formativa.

don Martino

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