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OMELIE ANNO B 2020-21
 
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Domenica delle Palme - Settimana Santa  - Domenica 28marzo 2021
( Zc 9,9-10; Col 1,15-20; Gv 12,12-16)

don Davide Milanesi

Gesù entra a Gerusalemme e anche noi entriamo in questa Settimana Santa. Vogliamo entrarci con un cuore nuovo, per celebrare una Pasqua nuova.
Vorrei che ci lasciassimo suggerire gli atteggiamenti del cuore nuovo per vivere questa settimana, guardando alla folla che accoglie Gesù nel suo ingresso a Gerusalemme.
In particolare, vorrei prendere in considerazione il suo grido:“Benedetto colui che viene nl nome del Signore”. È una folla che benedice Gesù, cioè dice bene di Gesù.
Vorrei, allora, che anche noi entrassimo in questa Settimana Santa come gente che benedice.
Vorrei che vivessimo questa settimana curando il nostro modo di parlare, affinché sia un parlare che benedice.
Ma da dove nasce un parlare benedicente, un parlare che benedica?
Un parlare benedicente nasce da uno sguardo benedicente.
È a partire da dove si posa il nostro sguardo che noi possiamo avere un linguaggio che benedice. Uno sguardo che vede il bene, saprà anche dirlo.
Se, invece, il nostro sguardo si posa sulle fatiche, sulle paure, sui problemi, sulle mancanze dei nostri fratelli e sorelle, allora, difficilmente il nostro parlare sarà un parlare benedicente.
Mi piace pensare che questa folla che grida “Benedetto colui che viene”, guardando la storia di Gesù, abbia visto i suoi gesti di attenzione verso i sofferenti e i poveri, abbia visto il suo parlare del regno di Dio in modo semplice e comprensibile, abbia visto gesti e parole di misericordia: per questo, benedice.
Avrebbero potuto posare il loro sguardo su tante cose che Gesù non ha fatto: “Perché non sei passato in Samaria da mia nonna? Anche lei è cieca!”, oppure “perché non hai guarito mio nipote”, “perché non hai detto parole di consolazione per mia zia” ...
Se dovesse arrivare oggi, Gesù, che folla troverebbe? Una folla che benedice come quella incontrata a Gerusalemme? Oppure una folla un pochino lamentosa, con uno sguardo che non sa andare al di là del proprio ombelico? Una folla che avrebbe da insegnare a Gesù?
Ma c’è di più. Lo sguardo è comandato dal cuore.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Un cuore puro vede nella storia di Gesù la presenza di Dio.
Un cuore puro sa vedere i segni della presenza di Dio nella storia.
Un cuore puro ha uno sguardo puro, a cui segue un linguaggio benedicente.
È questo cuore puro il cuore nuovo da chiedere al Signore, per celebrare una Pasqua nuova.
Se nel cuore noi lasciamo spazio ad amarezze, invide, gelosie e risentimenti allora il nostro sguardo non si poserà sui segni della presenza di Dio e faticheremo ad avere uno linguaggio benedicente.
Un cuore puro nasce dalla consapevolezza di essere figli amati da Dio.
Viviamo questa settimana, riscoprendo e centellinando tutto l’amore che Dio ha per noi.
Ciascuno di noi è un figlio amato da Dio e non dobbiamo fare niente per meritarci questo amore: l’unica cosa da fare è ringraziare per questo amore gratuito di Dio.
Il nostro agire sia solo un modo per dire grazie a Dio del suo amore.
Se perdiamo questa consapevolezza di figli amati da Dio, allora il nostro agire sarà preoccupato di far vedere quanto valgo, sarà preoccupato di dimostrare al mondo di essere persone buone che meritano attenzione, preoccupato di cercare potere per dire che contiamo qualcosa e meritiamo di essere amati.
Allora, non saremo una folla benedicente, ma una folla che si lamenterebbe anche dell’operato di Gesù perché, sotto sotto, nel cuore insoddisfatto e non puro, che continuamente va a mendicare amore, c’è la sottile consapevolezza di poter esibire delle performance migliori di quelle di Gesù.
Saremmo gente mai contenta. Mentre la folla, oggi, è di gente contenta.
Vorrei che, in questa settimana, ciascuno recuperasse la consapevolezza di essere un figli amato da Dio, innanzitutto attraverso il sacramento della Riconciliazione; domani sera, alle 19.00 faremo la celebrazione comunitaria del sacramento della Penitenza, che ci preparerà a chiedere e ricevere il perdono di Dio.
Poi, proviamo, in questa settimana, a vivere la Messa quotidiana: è un modo per sentirci figli amati. Anche la partecipazione alle grandi celebrazioni del Triduo ci aiuti a rinsaldare la consapevolezza dell’essere figli amati da Dio. Infine, ciascuno trovi tempi di silenzio, nei quali, davanti al Crocifisso, davanti all’Eucarestia lasci risuonare la Parola che Dio Padre dice, durante il battesimo di Gesù, al Giordano: tu sei il figlio mio, l’amato.
Tutto questo ci porterà un cuore nuovo: perché sarà un cuore puro, con uno sguardo puro, dal quale uscirà un linguaggio che benedice.

  don Davide

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