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OMELIE ANNO B 2020-21
 
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II^ Domenica dopo l'Epifania - Domenica 17 gennaio 2021
( Is 25,6-10a; Col 2,1-10a; Gv 2,1-11 )

don Davide Milanesi

Ciò che mette in moto la pagina di Vangelo delle nozze di Cana è la costatazione di Maria: “non hanno vino”. Che potremmo rileggere alla luce della nostra situazione, dicendo: “Non ce la facciamo più a star dentro questa situazione di incertezza, che non ci permette di progettare, non abbiamo più energie per star dietro a tutte le notizie: vaccini sì, vaccini no; virus che si modifica, zona rossa, gialla, arancione; cosa si può fare, cosa non si può fare”. Signore, non abbiamo più vino: non abbiamo più la pazienza per stare dentro questa situazione, per vivere questo presente!
Come si esce, a Cana di Galilea dalla situazione “non hanno vino”?
Si fa quel che Gesù dice. E, per fare quel che Gesù dice, bisogna avere delle anfore da riempire d’acqua.
Ho provato ad immaginare che queste anfore da riempire d’acqua rivelano ciò che ci manca.
C’è qualcosa nella vita che rivela ciò che ci manca?
Ho provato a pensare che il sogno rivela sempre ciò che ci manca, perché noi sogniamo, immaginiamo ciò che ci manca: l’anfora vuota, riempita d’acqua, è il sogno; il vuoto dell’anfora dice ciò che ci manca, l’acqua è l’immaginazione di ciò che ci manca.
Si sogna ciò che ci manca.
Il sogno è un modo per parlare della speranza, perché si spera ciò che ci manca.
Un sogno non è una spiegazione convincente. Non è una sequenza di idee chiare e distinte.
I sogni non sono fatti di idee. Sono fatti di immagini. Le immagini sono la presenza di ciò che ci manca.
Ciò che ci manca, lo immaginiamo.
Quando ciò che ci manca si realizza, è sempre un po’ diverso da come ce lo siamo immaginati: il vino è diverso dall’acqua.
Perché il vino possa essere donato da Gesù è importante avere un sogno, avere delle anfore vuote, da riempire con l’acqua. Possiamo, conseguentemente, uscire dalla situazione “non hanno vino” solo se abbiamo un sogno.
Magari, qualcuno, sentendo la parola sogno potrebbe scollegarsi e dire “basta con i sogni! Vogliamo risposte concrete, vogliamo chiarezza. Abbiamo bisogno di stare con i piedi per terra”.
Eppure, i sogni sono necessari, proprio per tenerci con i piedi per terra. I sogni non sono una fuga dal presente, ma sono necessari per stare dentro il nostro presente, per affrontarlo. Piuttosto, è il passato che, a volte, quando è ricco di grandi ferite, ci condanna alla sfiducia, è il passato che, quando lo si ricorda con nostalgia, rischia di non farci vivere il presente.
Per stare dentro il nostro presente, vorrei che tutti entrassimo nel sogno del profeta Isaia.
Isaia sogna un giorno in cui il Signore, sul monte, preparerà un banchetto di grasse vivande per tutti i popoli.
E dice: Strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Cioè: il Signore toglierà dal volto delle persone ogni maschera, ogni copertura; ci si guarderà in faccia per quello che siamo, nessuno potrà nascondere niente all’altro. Per questo, non ci guarderemo con diffidenza, con la paura che l’altro ci possa fregare o contagiare.
Il contesto del banchetto sarà di fiducia reciproca, che non sarà tradita.
La fiducia gli uni per gli altri porterà la gioia (simboleggiata dal vino); per questo, continua dicendo che, in quel giorno, Dio eliminerà la morte e asciugherà le lacrime sul volto delle persone; in quel giorno, la sofferenza e il dolore verranno messi a tacere.
Vorrei che ciascuno di noi entri nel sogno di Isaia, che sogniamo insieme il tempo di questo banchetto, in cui la fiducia reciproca sarà ristabilita e sarà motivo di serenità e gioia.
Per entrare in questo sogno, è importante che ciascuno chieda al Signore di poter cucinare qualcosa per questo banchetto.
Forse, qualcuno dovrà cucinare la carne cruda dei giudizi taglienti, trasformandola in una portata di parole di incoraggiamento; qualcun altro dovrà condire l’insalata delle erbe amare con l’olio della consolazione; ad altri, invece, il compito di mettere in tavola il pane della misericordia.
Entriamo nel sogno di Isaia, perché i sogni sono necessari per affrontare il nostro presente.
Sogniamo che arrivi il tempo di questo banchetto di convivialità e fiducia reciproca.
A ciascuno il compito di iniziare, già da oggi, a cucinare una portata da portare a questo banchetto, in cui il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni saranno strappati.

  don Davide

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