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OMELIE ANNO A 2019-20
 
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TERZA DOMENICA DI PASQUA  - Domenica 26 aprile 2020
( At 19,1b-7; Eb 9,11-15; Gv 1,29-34 )

don Davide Milanesi

Vorrei soffermarmi su questa affermazione del Battista: Ecco l’agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo. La ascoltiamo durante la Messa, prima di accostarci alla Comunione.
Potremmo chiederci cosa sia il peccato del mondo. Io credo che il peccato non sia solo un’azione, un gesto puntuale, compiuto da un uomo o da una donna, ma il peccato è anche una tendenza.
C’è un peccato, che abita il cuore di ogni uomo, che è la tendenza a crederci autosufficienti, la pretesa di consideraci noi il centro della vita.
Gesù, sembra dire il Battista, viene proprio per strapparci da questa tendenza egoistica, che abita il cuore di ogni uomo e donna, per portarci verso una logica di comunione e di dono. Per questo, è un’affermazione che ascoltiamo prima di accostarci all’Eucarestia: accogliere la Comunione con Gesù ci chiede di liberarci dalla tendenza all’autosufficienza e creare comunione tra noi. Gesù ci dona le forze per camminare in una logica di comunione, strappandoci da questa tendenza all’egoismo.
Quando, nel salmo 51, preghiamo “nel peccato mi ha concepito mia madre” non vuol dire che è peccaminoso il gesto che dà origine al concepimento, ma che, sin dall’inizio della mia vita, abita in me questa tendenza a pensare solo a me stesso, a credere di bastare a me stesso.
Per questo non va bene dire “va’ dove ti porta il cuore” perché, se nel cuore emerge questa tendenza, andiamo a fare disastri; è meglio dire che il cuore dell’uomo è un terreno di lotta tra questa tendenza all’autosufficienza e il desiderio di comunione.
Quali sono, quindi, i frutti della comunione? Quando entriamo dentro la logica di comunione, secondo le intenzioni di Dio, noi guadagniamo uno sguardo di speranza.
Il sentirci in comunione libera la speranza.
La comunione diventa quella forza che ci permette di pensare positivo, quella forza che, pur facendoci vedere le difficoltà, non ci fa arrendere, non spegne l’entusiasmo che nasce dal coraggio di sognare. La comunione diventa quella forza che non lascia ai problemi la possibilità di spegnere i sogni. Quante volte, la comunione d’amore tra un uomo e una donna diventa la forza per affrontare le difficoltà e dispiaceri causati da un figlio. Oppure, quando diciamo “in quella squadra, manca lo spogliatoio!”, cosa intendiamo? Non certo che si cambiano o fanno la doccia in mezzo alla strada, ma che non c’è comunione tra i giocatori, quella comunione che permetta loro di tenere acceso il sogno della vittoria, anche dentro le fatiche della partita.
Quando, invece, uno dà ascolto alla tendenza dell’autosufficienza, pensando che tutto dipenda da lui, allora perde l’entusiasmo di sognare, i problemi e le difficoltà prendono il sopravvento sulla bellezza di quello che si potrebbe realizzare.
Siamo tutti sulla stessa barca!
È vero. Ma c’è modo e modo di stare sulla stessa barca.
Se ascoltiamo la tendenza all’autosufficienza, non liberiamo la forza che nasce dalla comunione, non liberiamo il coraggio di accendere un sogno. La tendenza dell’autosufficienza spegnerà l’entusiasmo acceso dal sogno. L’Agnello di Dio viene a liberarci dalla tendenza all’autosufficienza, per metterci in comunione gli uni con gli altri. Affidiamoci all’Agnello di Dio e sapremo, anche in questo tempo, accendere dei sogni: sapremo diventare piromani più che pompieri.
Concludo con una preghiera a Maria di don Tonino Bello, visto che venerdì inizierà il mese di maggio, mese dedicato, notoriamente, a Maria: siamo invitati tutti a pregarla. A Maria, Vergine del mattino.

  don Davide

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