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OMELIE ANNO A 2019-20
 
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VEGLIA PASQUA RESURREZIONE DEL SIGNORE - Sabato 11 aprile 2020
( Veglia Mt 28,1-7 )

don Davide Milanesi

Celebrare la Pasqua, in qualsiasi modo la si celebri, è comunque rinnovare la nostra fede nella resurrezione di Gesù, così da credere alle nostre resurrezioni. È troppo facile, infatti, credere alla resurrezione di Gesù, senza, però, credere alle nostre resurrezioni. La fede nella resurrezione di Gesù si esprime, infatti, attraverso la fede nelle nostre resurrezioni.
Questa sera, ci troviamo di fronte a una pagina di Vangelo, che ci offre un tentativo di descrivere la resurrezione di Gesù.
Un terremoto, un angelo disceso dal cielo che rotola via la pietra e che invita a guardare qualcosa di nuovo: la tomba vuota.
Potremmo raccogliere attorno a due parole la descrizione della resurrezione: il Terremoto e l’Angelo che toglie la pietra e invita a guardare una novità.
Il terremoto è un evento che scuote; scuote la terra, la sconvolge la ribalta: il terremoto rappresenta una crisi.
L’Angelo venuto dall’alto, ci dice che, in un momento di crisi, Dio può intervenire, compiendo due gesti: rotolare via la pietra e invitarci a vedere qualcosa di nuovo.
Se credere alla resurrezione di Gesù è credere alle nostre resurrezioni, la pagina di Vangelo nel suo tentativo di descrivere la resurrezione di Gesù sembra indicarci che, quando accade un terremoto nella nostra vita, quando attraversiamo un tempo di crisi che sembra portare verso la morte, verso la perdita di gusto per la vita, possiamo invocare Dio, affinché mandi un Angelo dal cielo perché rotoli via la pietra così da guardare verso qualcosa di nuovo.
Nella crisi, o si muore o si risorge. Il terremoto di questa pandemia, che ha scosso le nostre vite e le ha ribaltate, se attraversato con la fede nella resurrezione di Gesù, può aiutarci a credere che, grazie a Dio, possiamo rinascere uomini e donne con sguardi nuovi.
Con questo, voglio dire che, nella nostra vita, quando arriva il tempo della crisi che vorrebbe condurci verso sentieri di morte, è sempre possibile chiedere aiuto a Dio, affinché rotoli via la pietra e ci faccia rinascere, guardando verso qualcosa di nuovo.
Quali sono queste pietre da rotolare via e verso quale novità dobbiamo guardare?
Tento di delineare alcune pietre da rotolare, per tratteggiare sguardi rinnovati.
Possiamo chiamare il primo sguardo nuovo lo sguardo della solidarietà: questa pandemia ci può aiutare a comprendere che siamo tutti sulla stessa barca.
uesto virus non fa distinzione: colpisce uomini e donne, uomini dello sport, politici, gente comune e ci invita a rotolare via la pietra dell’individualismo, di chi vuole salvarsi da solo, di chi è preoccupato di tutelare i propri interessi disinteressandosi degli altri. Forse, in questo momento, stiamo capendo come la vita di ciascuno sia legata alla responsabilità dell’altro. Tutto questo può aiutarci a far nascere uno sguardo che non si accontenta di stare sereno sul divano, quando parte del mondo sta male. Dobbiamo rotolare via la pietra dell’individualismo elevato a sistema politico ed economico, come ideologia che tutela gli interessi di pochi: un individualismo che interpreta le diversità come minaccia, proponendo la chiusura e lo scontro fra identità culturali. Guardare verso un modello in cui io sto ben quando tutti stanno bene è, invece, lo sguardo della solidarietà, uno sguardo che ci impegna a prenderci cura della vita gli uni degli altri.
Signore, manda il tuo angelo dal cielo per rotolare via dai nostri cuori la pietra dell’individualismo e invitarci a guardare a un modello di società, in cui rimaniamo inquieti, fin quando qualcuno dei nostri fratelli non sta bene.
C’è poi un secondo sguardo, lo sguardo umile: in questo tempo, viviamo nell’incertezza, non sappiamo tante cose, non sappiamo come fare di fronte a questo nemico invisibile, non sappiamo se il colpo di tosse che ho appena dato è l’inizio dell’infezione, non sappiamo da chi è prudente difendersi, chi è bene proteggere, non sappiamo quanto durerà questa emergenza, non sappiamo in quali condizione lascerà il paese, il sistema economico, non sappiamo come riprenderà il mondo del lavoro. Quest’incertezza ci chiede uno sguardo umile.
Lo sguardo umile chiede di rotolare via la pietra del controllo, di chi, nell’arroganza e supponenza di sapere tutto pensa di poter controllare tutto. La parola che, in questi anni, ha guidato la nostra società è la parola sicurezza: una sicurezza dettata dal voler controllare tutto e tutti, una controllo fatto di statistiche, così da sapere tutto di tutti; ma questo sapere tutto è un’illusione, è una pietra che non può essere il fondamento di una società, va rotolata via. Un nemico invisibile che non sappiamo come controllare, ora, ci ha tolto la sicurezza.
Signore, manda il tuo angelo dal cielo per rotolare via la pietra del controllo che nasce dalla supponenza di poter sempre ricondurre l’ignoto al noto, ma invitaci uno sguardo umile, capace di lasciarsi stupire e mettersi in crisi da ciò che accade nella vita.
Lo sguardo umile ci porta a ricomprendere che ciò che determina i comportamenti e le scelte degli uomini e delle donne, non è solo ciò che sappiamo, ma, piuttosto, un atteggiamento di fede.
Uso il termine fede, non intendendolo immediatamente connotato cristianamente, bensì guardando alla fede come atteggiamento di affidamento alla vita.
All’inizio della vita, non ci sta la ragione che ci permette di sapere, ma un atto di fiducia nella ragione stessa. È la fiducia nella vita che ci permette di fare un passo avanti, di impegnarci, di metterci in gioco, accogliendo l’incapacità di spiegare tutto e controllare tutto. È la fede nella vita che porta un uomo e una donna a sposarsi, è la fede nella vita che porta a mettere al mondo un figlio.
Anche gli arcobaleni appesi ai balconi o gli applausi dai balconi per i medici e gli operatori sanitari, certamente, contengono un atteggiamento di chi tenta di esorcizzare la paura, ma dicono, in modo un po’ folcloristico, questa fiducia nella vita, che non nega incertezze ed insicurezza, ma permette di assumere il rischio e quindi di metterci in movimento, di andare a guardare là dove l’Angelo indica.
La resurrezione di Gesù è qui a dirci che la vita è più forte della morte: per questo val la pena dagli credito.
È la fiducia accordata alle parole dell’angelo che permette alle donne di muovere qualche passo e guardare a qualcosa di nuovo: la tomba vuota.
Credere alla resurrezione di Gesù è credere alle nostre resurrezioni: credere alle nostre resurrezioni è pregare Dio nei tempi del terremoto, perché mandi dal cielo un angelo che rotoli via la pietra e ci faccia guardare al nuovo che sta nascendo.

  don Davide

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