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Il Vangelo conclude dicendo: Dio nessuno lo ha mai visto: il figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato. Noi potremmo andare avanti, dicendo che il figlio unigenito nessuno di noi lo ha mai visto e chiederci chi rivela a noi Gesù.
Se Gesù racconta Dio, chi racconta Gesù?
La risposta, leggendo il Vangelo di Giovanni, è semplice: è la Chiesa che racconta oggi Gesù di Nazareth, quella Chiesa che, per l’evangelista, nasce ai piedi della Croce e che è fatta da tanti discepoli amati.
Non a caso, nell’ultima cena, il discepolo amato pone l’orecchio sul cuore di Gesù: il discepolo amato sta nel seno del di Gesù e lo rivela, così come Gesù che sta nel seno del Padre e rivela Dio.
Quando diciamo “Chiesa”, diciamo discepoli amati e diciamo ciascuno di noi.
Noi siamo chiamati a rivelare Gesù; noi, con la nostra umanità, raccontiamo Gesù di Nazareth; noi facciamo fare bella o brutta figura a Gesù.
Noi, come discepoli amati, dovremmo continuamente tenere reclinato il nostro capo sul petto di Gesù, cioè, mettere il nostro orecchio sul cuore di Gesù, in modo da poterlo raccontare.
Vorrei porre l’accento sul fatto che ciascuno di noi è quel discepolo amato, che racconta, con la propria umanità, Gesù di Nazareth. Così come Gesù racconta di Dio, noi raccontiamo di Gesù.
Questa idea che ogni uomo è chiamato a raccontare il divino, il Figlio Unigenito era molto chiara in un pittore come van Gogh, che non dipingerà molte scene bibliche perché, secondo lui, il mistero di Dio, il volto di Gesù è da ricercare nel volto degli uomini. Le uniche scene bibliche che dipingerà sono: Una pietà, la resurrezione di Lazzaro e il buon samaritano.
Un personaggio come van Gogh, proprio per questo, può aiutarci ad entrare nel mistero dell’incarnazione di questo Dio che, a Natale, si fa uomo, affinché, in ogni uomo, si possa intravedere il volto di Dio.
Per van Gogh, grazie all’Incarnazione di Dio nella storia di Gesù, possiamo dire che tutta la vita ci parla di Dio. Scrive, infatti: «... tutto ciò che c’è di veramente buono e bello, di beltà interiore morale, spirituale e sublime negli uomini e nelle loro opere, io penso che venga da Dio [...] Cerchiamo di capire la parola definitiva contenuta nei capolavori dei grandi artisti, dei veri maestri, e vi si troverà Dio».
Scrive, inoltre, al suo amico pittore Emile Bernard: Il Cristo ha vissuto serenamente, come il più grande artista di tutti gli artisti, sdegnando sia il marmo che l’argilla e il colore, e lavorando sulla carne viva. Vale a dire che questo artista inaudito e quasi inconcepibile, non faceva né statue, né quadri, né libri: egli faceva degli uomini vivi, degli immortali.
Per van Gogh il grande artista è Gesù: è nei suoi capolavori, gli uomini, che bisognerà cercare Dio.
L’uomo è la via per incontrare Dio. (*)
Ho voluto fare una accenno ad un pittore come Van Gogh perché in questo nostro tempo dove l'autorità del vero e del bene vengono meno, ecco che resta solo la Bellezza come risorsa per un nuovo inizio.
La vera bellezza esercita un potere che non s'impone, ma interpella e ci dà il compito rendere la nostra umanità sempre più bella.
Questo è importante perché, come dicevamo all’inizio, è la nostra umanità che racconta il divino, così come l’umo Gesù di Nazareth ha raccontato il volto di Dio.
Dio nessuno lo ha mai visto: il figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
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