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OMELIE ANNO A 2019-20
 
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III domenica di AVVENTO  - Domenica 1 dicembre 2019 (Is 35,1-10; Rm 11,25-36; Mt 11,2-15)

don Davide Milanesi

Il Battista adempie alla profezia, perché è colui che prepara la via al Signore.
Vorrei che anche noi fossimo come il Battista: capaci di preparare la strada a Gesù, predisporre, cioè, la nostra casa (per essere più precisi: il nostro cuore) alla venuta del Signore.
Come si fa a preparare la via al Signore?
Possiamo ritornare alle parole del Vangelo, dove Gesù chiede, per ben tre volte “Cosa siete andati a vedere?”. A partire dalle risposte che Gesù dà, si può capire chi è il Battista e – più in generale – chi sia colui che prepara la via al Signore.
Innanzitutto, non si tratta di una canna sbattuta dal vento: è un uomo che ha delle radici profonde; potremmo dire, un uomo che si è radicato nella parola di Dio. Ha costruito la propria casa sulla roccia. Si prepara, quindi, la via del Signore, radicando sempre più la nostra vita nella Parola di Dio.
La seconda risposta ci fa notare che il Battista non è vestito con abiti di lusso, né vive nei palazzi dei re, vale a dire: è un uomo che ha imparato a vivere dell’essenziale. La vita del Battista è, conseguentemente, segnata dalla sobrietà. Si prepara la via del Signore con uno stile di vita sobrio, attento all’essenziale.
Infine, il Battista è un profeta! Il profeta è colui che, andando controcorrente rispetto alle logiche di questo mondo, indica, con le proprie scelte di vita, valori ed ideali alternativi a quelli proposti comunemente, che, però, sono in grado di dare un senso e una direzione alla vita.
Sarebbe bello che tutti noi ci impegnassimo proprio su questo tratto del profeta, per un gesto che oggi non è così normale e può, quindi, assumere il sapore della profezia. Mi piacerebbe che ciascuno scelga un gesto profetico.
Mi permetto di suggerirne uno. In questo nostro tempo, in cui l’uomo sembra abitato da un senso di onnipotenza più forte rispetto ad altre stagioni della storia, in un tempo in cui il soggetto è il centro del mondo e la suscettibilità è alta, in un tempo in cui si fatica ad ammettere i propri sbagli ma è sempre colpa degli altri, il gesto di riconoscere i propri peccati per accogliere la misericordia di Dio sembra proprio essere profetico! Un gesto con il quale diciamo che l’uomo non si salva da solo ma ha bisogno di una salvezza che viene dall’alto.
“Mi preparo al Natale con una bella confessione”.
Proviamo ad immaginare che forza profetica può avere un’affermazione di questo tipo, in ufficio a casa, là dove tutti i giorni viviamo.
Mentre tutti sono preoccupati dei regali, della cena e del pranzo, uno dice: “Primo, mi preparo al Natale vivendo il sacramento della riconciliazione; poi, viene il resto!”.
Mi sembra proprio che oggi un’affermazione così può avere il gusto della profezia, di chi, con una parola od un gesto indica valori altri, rispetto a quelli della cultura del nostro tempo.
Vorrei che noi dicessimo a tutti che, in preparazione a questo Natale, andremo a confessarci, perché, in questo modo, noi diciamo che, per combattere contro il mistero del Male che c’è in questo nostro tempo, abbiamo bisogno del perdono di Dio.
Vivere il sacramento della Riconciliazione è il modo più profetico per preparare la via del Signore: predisponiamoci a quest’incontro, affinché possiamo assaporare pienamente il Natale che si avvicina.

  don Davide

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