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OMELIE ANNO C 2018-19
 
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Solennità del Corpo e del Sangue del Signore - Domenica 23 giugno 2019
( Gn 14 ,18-20; 1Cor 11,23-26; Lc 9,11-17 )

don Davide Milanesi

Si dice che siamo in una società dell’immagine, nella quale siamo chiamati a guardare tanti prodotti visuali: il mondo ci entra in casa attraverso le immagini, che ci trasmettono i media (televisione, internet). Noi spesso pensiamo e ragioniamo a partire da ciò che guardiamo; ciò che guardiamo suscita in noi delle emozioni, che condizionano il nostro modo di pensare. Insomma, a partire da quanto guardiamo, noi siamo provocati a pensare in un determinato modo alla vita.
In questa solennità del Corpus Domini, siamo chiamati a guardare a qualcosa di preciso: all’Eucaristia.
La processione del Corpus Domini, fatta giovedì sera, con il nostro Vescovo, per le strade di Milano – come, del resto, ogni processione del Corpus Domini, in cui si porti l’Eucarestia per le strade degli uomini – è un invito a tutti a volgere lo sguardo verso di essa. Ma cosa vuol dire guardare all’eucaristia? Innanzitutto, non dobbiamo dimenticare che l’Eucaristia è il passaggio della Pasqua di Gesù, che arriva ancora a noi oggi. L’Eucaristia è il fatto che la vita stessa di Gesù ci raggiunge ancora oggi.
Come la vita di Gesù di Nazaret ha provocato, a suo tempo, le vite di chi l’ha incontrato, così l’Eucaristia provoca la nostra vita. Pertanto, guardare all’Eucaristia non è solo soffermarsi a gustare la bellezza dello stare alla presenza di Gesù, piuttosto è lasciarsi interrogare e provocare sulla nostra vita. L’Eucaristia ci interroga, infatti, su quanto la nostra vita abbia la forma di quella di Gesù.
Per questo, si guarda l’Eucaristia ascoltando, perché siamo chiamati ad andare a leggere nei Vangeli la vita di Gesù di Nazaret, per lasciarci interrogare sulla nostra vita.
A questo punto, vorrei tratteggiare due aspetti della vita di Gesù che possono provocare la nostra vita.
Il primo aspetto è che la vita di Gesù è libera dal peccato, nella preghiera eucaristica quarta noi preghiamo così: ha condiviso in tutto, eccetto il peccato, la nostra condizione umana.
Pertanto, noi siamo stati abituati a confessarci prima di accostarci all’Eucaristia e questo va bene, ma vale anche il contrario: è l’Eucaristia che ci invita a confessarci. Vivere il sacramento della Penitenza prima di accostarci all’Eucaristia vuole aiutarci a comprendere che la comunione che Gesù stabilisce con noi nell’Eucaristia non può essere insidiata da ciò che rompe la comunione tra Dio e l’uomo: il peccato. Tuttavia, è vero anche il contrario: l’Eucaristia a cui noi partecipiamo, proprio perché è l’incontro con la vita di Gesù, ci chiede quanto la nostra vita abbia la forma della vita di Gesù, un vita libera dal peccato e quindi ci invita a liberare la nostra dal peccato, grazie al sacramento della Penitenza.
C’è, però, un altro aspetto della vita di Gesù che potrebbe provocarci. La vita di Gesù è una vita nella speranza. Gesù è un uomo che spera, perché attende da Dio un futuro migliore e diverso da quello che lui potrebbe costruirsi con le proprie forze.
La speranza è ciò che manca ai discepoli nel Vangelo: di fronte alla fame della gente non sperano in Gesù, pensano, invece, di contare solo sulle proprie forze. Essere uomini o donne di speranza allora vuol dire credere che Dio possa inventare un futuro per la nostra vita, per la nostra Chiesa diverso da quello che noi riusciamo ad immaginare contando solo sulle nostre forze. Contare sulle nostre forze è riconoscere il poco che abbiamo con il rischio di scoraggiarci e lamentarci. Ma se speriamo e attendiamo che Dio possa inventare qualcosa, allora mettiamo il poco che abbiamo nelle mani di Dio.
Tutto questo vuol dire abbandonare i toni della sfiducia dello scetticismo di fronte al mondo in cui siamo e di fronte al momento di Chiesa che stiamo vivendo.
Guardare all’Eucaristia è vedere la Pasqua di Gesù che passa ancora nelle nostre strade, è vedere la vita di Gesù che incontra le nostre vite; le incontra e le interroga.
L’Eucaristia ci chiede quanto la nostra vita abbia la forma della vita di Gesù. Una vita libera dal peccato, una vita carica di speranza.
Quanto la nostra vita è libera dal peccato e quanto riusciamo ad essere uomini e donne di speranza?

  don Davide

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