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OMELIE ANNO C 2018-19
 
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Divina Maternità  della Vergina Maria - Domenica 23 dicembre 2018
(Is 62,10-63,3b;  Fil 4,4-9; Lc 1,26-38a

don Davide Milanesi

La pagina dell’annunciazione è una pagina che ci proietta sul futuro, la tensione del dialogo tra l’angelo e Maria è rivolta a colui che nascerà. Potremmo quasi dire che il personaggio più importante di questa pagina è colui che non è presente: è colui del quale si parla, cioè colui che nascerà.
Ma proprio perché chi nascerà è l’atteso, lo si può sognare. Si sogna, infatti, ciò che desideriamo, ciò che attendiamo.
Vorrei tentare di dare colore a questo sogno perché colui che nascerà è anche il sogno di Dio.
Dio, quando sogno l’uomo, sogna Gesù: sogna un’umanità come quella di Gesù.
Sognare colui che nascerà è, sognare insieme con Dio, la nostra umanità.
L’angelo nel parlare di colui che nascerà è come se tratteggiasse la cornice di questo sogno, il profilo del volto di Gesù di Nazaret dice: Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine.
Vorrei dare colore e contenuto a questo sogno, evocando qualche pagina del Vangelo, così da tener vivo dentro di noi il desiderio di incontrare il Signore Gesù.
Possiamo intravedere la grandezza di Gesù di Nazaret, il suo essere figlio dell’Altissimo nel suo stare con i piccoli, con gli ultimi.
Come non ricordare quel Gesù che siede a mensa con i peccatori, che condivide con loro i banchetti e ricorda che non è venuto per i sani, ma per i malati?
Come non ricordare le parole di Gesù verso i bambini (“lasciate che i bambini vengano a me perché è a chi è come loro appartiene il regno di Dio”)?
Colui che nascerà è grande, perché sta con i piccoli e gli ultimi.
Poi, l’angelo annuncia che Gesù siederà in trono, regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il Suo regno non avrà fine.
Ma qual è il modo di regnare di Gesù di Nazaret? Non certo gridando, umiliando chi si avvicina a lui; non certo con la violenza, bensì, con la mitezza, con la franchezza di una parola dolce, che raggiunge e provoca il cuore dell’uomo, senza dimenticare che la sua giustizia è la misericordia.
Come non ricordare il suo ingresso a Gerusalemme su un asinello, simbolo della sua mitezza?
Come non ricordare la dolcezza delle parole dette a Giuda mentre lo tradisce (“Amico”).
È indimenticabile quel Gesù che, di fronte alla donna adultera, dice “Nessuno ti ha condannata e neanche io ti condanno: va’ e non peccare più”.
Evocando queste pagine, ho voluto dare colore al sogno di Dio e al sogno di ogni uomo: quello di essere uomini e donne con i tratti di un’umanità come quella di Gesù.
Per questo, mi piacerebbe che, la notte di Natale, ciascuno sogni, insieme con Dio, un’ umanità come quella di Gesù.
Perché non pensare di mettere sotto al presepe, oltre ai regali, una pagina di Vangelo che, più di altre, esprime il tratto dell’umanità di Gesù che desideriamo incarnare, vivere.
Sì! Ciascuno metta di fianco al proprio presepe quella pagina di vangelo che, più di altre, l’affascina.
E, (perché no?), la notte di Natale, mentre si scartano i regali, diamo colore al nostro sogno, leggendo quella pagina di Vangelo che ci ricorda la grandezza di Colui che è nato.

  don Davide

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