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OMELIE ANNO B 2020-21
 
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IIa Domenica di Quaresima - Domenica 28 febbraio 2021
( Dt 5,1-26-21; Ef 4,1-7; Gv 4,5-42)

don Davide Milanesi

È mai possibile tutte le notti lo stesso sogno: Io che cammino nel deserto con una grande sete arriva Mosè con la sua verga fa scaturire acqua dalla dura roccia dell’Oreb. Poi un mucchio di voci che raccontano di un pozzo che accompagnava il popolo nel deserto. Quando il popolo si fermava, ogni principe scavava un solco con il proprio bastone e ciascuno faceva confluire l’acqua in direzione della propria tribù o della propria famiglia.
Ma io questa mattina, come del resto ogni mattina, più che sentirmi un bastone che scava un solco per portare acqua alla città, mi sento come un filo d’erba sbattuto dal vento, ancora una volta mi prende questa sensazione di sentirmi, fragile, piccola quasi insignificante.
Tutti a Sicar sanno della mia storia, tutti sanno dei miei cinque mariti e questo basta per guardarmi con disprezzo.
Gli occhi della gente sanno fermarsi solo lì, su quei cinque mariti, sulle mie ferite, sui miei fallimenti.
Ma che colpa ne ho se i cinque uomini con cui ho condiviso parte della mia vita più che amarmi mi hanno usata, certo anche io ci ho messo del mio, ma non ne ho trovato uno che volesse fare sul serio, speriamo che con questo sia la volta buona.
Sapete, girare la città sotto sguardi che ti etichettano, che ti considerano solo per i tuoi errori non è facile: ce ne fosse uno in grado di guardarmi considerando il fatto dei cinque mariti non come un motivo per condannarmi, ce ne fosse uno che sappia guardare al di là dei miei fallimenti.
Meglio andare al pozzo a mezzogiorno, c’è in giro meno gente.
Ma chi è quell’uomo seduto al pozzo, speriamo che non attacchi bottone che stia sulle sue.
Invece no, inizia a parlare.
Mentre parla mi rendo conto che, nonostante non abbia un secchio per attingere acqua in profondità al pozzo, sta scavando in profondità nel mio cuore, sta andando alla mia sete; ma di cosa ho sete?
Ho sete di uno sguardo per cui il fatto dei cinque mariti non sia una condanna.
Ho sete di qualcuno che sappia cogliere dietro la vicenda dei cinque mariti la mia sete di un amore vero.
Lui mi sta guardando così, mi sta dicendo che io sono di più dei miei fallimenti, mi sta dicendo che valgo come persona al di là dei miei smarrimenti: questo è un uomo, questo è il Cristo.
Lo sguardo di Gesù mi ridona fiducia, mi fa sentire come quei bastoni che scavano un solco tra il pozzo e la gente della città: lascio la mia anfora vuota e grido: Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto, che sia Lui il Cristo?
Grazie Gesù perché il tuo sguardo di misericordia mi ha liberato dalla paura degli altri sguardi, mi ha dato il coraggio di costruire nuove relazioni, mi ha reso forte di fronte agli altri.
Grazie Gesù perché hai reso nuovo il mio cuore potrò celebrare la Pasqua in modo nuovo.
Anche voi che tutti gli anni in quaresima ascoltate il mio racconto: Perché non provate a cambiare sguardo su voi stessi e su qualcuno abbattendo i pregiudizi? Se Dio ha su di voi uno sguardo che non etichetta, che va al di là dei nostri limiti, perché non riuscite a guardarvi così anche tra di voi? Perché non riuscite a dire che gli altri sono di più dei loro limiti? perché non riuscite a guardare gli altri senza etichettarli dicendo che sono di più dei loro peccati?
Solo così tutti insieme potremo essere dei bastoni che scavano solchi tra Gesù, e la gente.

Firmato la Samaritana.

  don Davide

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