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OMELIE ANNO B 2020-21
 
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Ultima Domenica dopo l'Epifania - Domenica 14 febbraio 2021
( Is 54,5-10; Rm 14,9-13; Lc 18,9-14 )

don Davide Milanesi

Non mancano in Luca le coppie utilizzate per parlare del peccato-perdono: domenica scorsa la donna peccatrice e Simone il fariseo, possiamo ricordare la parabola del padre misericordioso con i suoi due figli che useremo oggi durante la celebrazione del sacramento della penitenza che riceveranno per la prima volta i ragazzi del catechismo.
Quando Luca introduce queste dualità è come se ci chiedesse di schierarci sei il fariseo o la donna peccatrice, se il figlio maggiore o il figlio minore e oggi sei il fariseo o il pubblicano?
Anche se possiamo schierarci per l’uno o per l’altro, sentirci più l’uno che l’atro io credo che nel cuore dell’uomo questi due personaggi convivono.
A volte capita di essere come il pubblicano spietatamente sincero con se stesso, altre volte il fariseo che c’è in noi viene fuori.
Proviamo a guardarlo un po’ più da vicino questo fariseo e vediamo se forse qualche volta non si fa spazio nel nostro cuore.
Innanzitutto chiediamoci come fa il fariseo a vedere il pubblicano? il pubblicano si è fermato a distanza; a distanza da chi? dal fariseo? dal santo dei santi? molto probabilmente questa annotazione sulla distanza non è solo un’indicazione di tipo spaziale ma vuole raccontarci il cuore del pubblicano nei confronti di Dio.
Ma chi è veramente distante da Dio?
Continuiamo ad immaginiamo che questo fermarsi a distanza collochi il pubblicano dietro il fariseo come vuole l’iconografia classica di questa parabola:
Se il pubblicano sta dietro come fa il fariseo a vederlo?
Non sono gli occhi del fariseo a vederlo ma il cuore.
Entriamo allora nel cuore del fariseo.
Il fatto che il fariseo fa un paragone con il pubblicano, non sono come gli altri uomini e neppure come questo pubblicano, ci fa pensare che il suo cuore non sta guardando verso Dio ma verso il pubblicano, pur stando davanti a Dio è preoccupato di guardare gli altri.
Il fariseo è si in piedi davanti a Dio ma è come se Dio non ci fosse perché preoccupato del paragone con gli altri.
È il cuore del fariseo ad essere distante da Dio perché il suo Dio è il suo io, per questo continuamente si paragona con gli altri fino ad arrivare a disprezzarli.
Il paragone nasce quando il cuore è distante da Dio e sta sempre attento a quello che fanno gli altri. Il paragone è pericoloso perché è nemico della comunità.
Il paragone racconta di un cuore distante da Dio e troppo ripiegato su sé stesso.
Un cuore così guarderà agli altri per disprezzarli o per invidiarli.
A volte gli altri vengono disprezzati o meglio sottovalutati derisi non apprezzati perché io mi possa sentire bravo, altre volte invidiati perché non riesco a fare come loro.
Il non apprezzare gli altri o l’invidia sono segno di un cuore triste, che non è contento, perché è un cuore che si costruisce attraverso il paragone con gli altri e non davanti Dio.
Se noi fossimo preoccupati di stare davanti a Dio, troveremmo il coraggio di una spietata sincerità con noi stessi, troveremmo il coraggio di dire la nostra distanza da Lui e potremmo scoprire tutto l’amore che Dio ha per noi, scoprire che Dio ci ama per come siamo e questo ci renderebbe contenti allontanando da noi l’invidia e rendendoci capaci di apprezzare gli altri.
Una cartina torna sole per vedere, se abbiamo messo a tacere il fariseo che c’è in noi, per vedere se siamo fuori dalla logica del paragone, che è nemico della comunità, è vedere se siamo capaci di gioire e ringraziare per le cose belle che gli altri fanno.
Se invece siamo sempre li a dire cosa non va negli altri o pensare che noi potremmo fare meglio, che noi facciamo meglio, siamo ancora nella logica del paragone, stiamo dando voce al fariseo che c’è in noi.
Chiediamo al Signore, almeno nel modo di stare davanti a Dio, di essere un po’ più come il pubblicano riconoscendo che il nostro cuore è distante da Dio e avere il coraggio di dire più spesso O Dio abbi pietà di me peccatore.
I bambini che oggi celebreranno la prima confessione diventino per noi un invito, una provocazione ad accostarci prima del tempo della quaresima al sacramento della riconciliazione per dire O Dio abbi pietà di me peccatore.
L’unzione degli infermi che adesso celebreremo con i nostri ammalati ricordi a ciascuno di noi la nostra fragilità, la nostra debolezza che ci può portare ad invocare l’olio della misericordia di Dio che può consolarci nel tempo della malattia.

  don Davide

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