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Solennità del Corpus Domini  - Domenica 14 giugno 2020
(Dt 8,2-3.14-16; 1Cor 10,16-17; Gv 6,51-58)

don Davide Milanesi

A partire dalle affermazioni di Gesù, nel Vangelo Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno – Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita - Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna… - Chi mangia di questo pane vivrà in eterno.
Vorrei riflettere su legame Eucaristia e vita, o, meglio, vita eterna.
Qualche volta, penso che, come cristiani, siamo caduti nel silenzio, di fronte al tema della vita eterna, lasciando ad altre “agenzie educative” il compito di riempire questo vuoto che abbiamo lasciato.
Uno dei film più guardati, ancora oggi, su Netflix, è il Gladiatore. Un film che, se lo si guarda bene, è pieno di riferimenti alla vita eterna, alla vita oltre la morte (a questo richiamano i campi elisi e la visione dei propri cari, ormai defunti).
A volte penso che questo film, oltre che per la vicenda del gladiatore in sé, possa affascinare perché non teme di prendere in considerazione il tema del “dopo morte”, dell’eternità.
Oggi, Gesù sembra legare la vita e, in particolare, la vita eterna all’Eucaristia.
C’è un mangiare il pane (la Sua carne) e bere il Suo sangue che ci dona la vita e la vita eterna.
L’atto del mangiare è sempre un gesto di comunione. Il pane, la carne, il vino e il sangue sono segno della sua vita donata per noi. Il dono della vita crea comunione.
In questo senso, l’Eucaristia diventa segno dell’amore che Dio prova per noi.
Accostarci all’Eucaristia significa percepire l’amore di Dio per noi, recuperando la consapevolezza del sentirci amati da Dio.
Non è forse l’amore che ci tiene in vita?
Voglio dire: è proprio quando troviamo qualcuno che ci ama che sentiamo la vita; è l’amore che ci fa vivere.
Si viene all’Eucarestia, per sentirci amati, in modo tale da ritrovare la forza di vivere.
Se l’amore ci fa vivere, l’amore di Dio non verrà mai meno, anche dopo la morte: per questo possiamo dire che ciò che rimarrà in eterno, per sempre, è l’amore ricevuto e vissuto. La morte toglie la vita, ma non toglie l’amore.
Ciò che rimarrà di noi ciò che rimarrà in eterno è l’amore.
L’Eucaristia diventa, così, anche un segno di speranza: il portarLa per le strade della città, il pregare in adorazione davanti ad Essa, l’accostarci alla Comunione ravvivano in noi la speranza che l’amore vissuto non vada perduto, né sia inutile.
Voglio dire che, talvolta, potremmo essere scoraggiati nel nostro amare gli altri, nel nostro fare il bene agli altri perchè ci sembra inutile, perchè il nostro amore non viene riconosciuto, compreso: perchè tutto attorno a noi sembra andare in un'altra direzione. L’Eucaristia, proprio per quello che Gesù dice nel Vangelo di oggi, ravviva in noi la speranza che questo amore, che viviamo, non va perduto, anzi: è proprio ciò che rimane di noi.
Chiediamo al Signore di non farci mai dimenticare che «chi mangia di questo Pane, vivrà in eterno»: che, cioè, chi si lega all’amore di Dio nell’Eucaristia e lo vive ogni giorno, resterà per sempre.

  don Davide

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