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OMELIE ANNO A 2019-20
 
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SECONDA DOMENICA DI PASQUA  - Domenica 19 aprile 2020
( At 4,8-24a; Col 2,8-15; Gv 20,19-31 )

don Davide Milanesi

Oggi, vorrei concentrarmi sui primi versetti di questa pagina di Vangelo, trascurando la figura di Tommaso.
Questi primi versetti ci parlano di una chiesa chiusa in un luogo, per timore dei giudei.
L’esperienza di questa chiesa, forse, ci accomuna: anche noi stiamo vivendo un periodo di chiusura, per timore non dei giudei, ma di un virus.
Ma come si comporta il Risorto, nei confronti di questa chiesa chiusa per paura?
Intanto le fa visita, non l’abbandona, la va a trovare e sta in mezzo a loro.
C’è una cosa che potrebbe sorprenderci: il Risorto non rimprovera questa chiesa, dicendo «Non avete capito niente, non capite niente!». Il Risorto non si mette a spiegare loro, di nuovo, tutto quello che aveva detto loro, nei tre anni della sua vita pubblica con loro.
È un bel Gesù: non si spazientisce per le fragilità di questa chiesa, per la sua paura, ma parte proprio da lì, donando loro la pace. Un Gesù che dona la pace, quasi a dire: «Fate ritornare alla pace il vostro cuore impaurito!». Una pace, che gli apostoli possono ritrovare, grazie al fatto che il Crocifisso è risorto e sta in mezzo a loro. Ciò che libera dalla paura e può riportare il cuore alla pace e alla gioia è la presenza di Gesù in mezzo a loro: essa ci accompagna, ancora oggi, grazie al dono dello Spirito.
Oggi si sente spesso dire che la chiesa è indietro, non è al passo coi tempi. Mi sono chiesto che verità ci potessi trovare, dietro a un’affermazione come questa. Forse, uno non si sente riletto, interpretato nei suoi vissuti, da questa chiesa.
Interessante un’indagine del 2017, fatta sulle generazioni giovanili, ha restituito questo dato: il 60% di quelli nati dal 1980 in poi ritiene irrilevante per la propria vita il fattore religioso. Abbiamo generazioni giovanili non contro Dio o la chiesa, ma indifferenti a Dio e alla Chiesa. Tutto questo ci deve interrogare sul nostro essere chiesa.
La pagina di Vangelo potrebbe aiutarci a rileggerci: talvolta, siamo una chiesa chiusa non nel Cenacolo, ma nei propri schemi, per paura di perdere la propria identità. Una chiesa così non rilegge più il vissuto delle generazioni più giovani di oggi, non riesce a far arrivare agli uomini e alle donne di oggi la buona notizia.
Papa Francesco, nell’intervista segnalata nella rubrica «Il sentiero del pensiero» sul Seme di Pasqua, alla domanda di come sogni la Chiesa, dice che la vorrebbe meno aggrappata agli schemi, così che si lasci “disordinare” e, nello stesso tempo, “armonizzare” dall’azione dello Spirito.
Faccio degli esempi, così da attivare il pensiero affinché si possa comprendere meglio questo essere “Chiesa chiusa negli schemi” (sono consapevole che questi esempi avrebbero bisogno di maggior approfondimento e potrebbero rischiare di essere un po’ grossolani).
Un annuncio del cristianesimo, che fa riferimento allo schema dell’età adulta, considerando la giovinezza come una stagione di passaggio verso la maturità della fede che porta a diventare cristiani adulti, è uno schema che non rilegge più le nuove generazioni, per cui l’unica stagione della vita è ormai quella della giovinezza.
Un cristianesimo, che ha come schema il senso di colpa, per risvegliare il bisogno di salvezza o il contenimento dell’angoscia della morte indicando nel “dopo morte” la pienezza della vita, non intercetta più i vissuti delle nuove generazione, che vivono nell’illusione che la morte non ci sia, sentendosi, così, delle piccole divinità che non avvertono sensi di colpa e – conseguentemente – non hanno bisogno di salvezza: se io mi sento Dio, non ho bisogno di un altro Dio che mi salvi dalle mie fragilità.
Vorrei che, oggi, con un po’ di umiltà, ci sentissimo un po’ come questi discepoli, non chiusi in casa o nel cenacolo per paura del virus o dei giudei, bensì, chiusi nei nostri schemi, per paura di perdere l’identità cristiana, come se l’identità del cristiano provenisse dagli schemi di pastorale o di approccio alla vita utilizzati finora.
Se, con umiltà, ci lasciassimo interpretare da questi discepoli, potremmo anche sentirci accompagnati dalla presenza del Risorto, che vuole liberaci dalle nostre paure più profonde, facendoci dono della sua pace, che ci fa sentire incoraggiati da Lui ad essere creativi, così da andare verso un “disordine”, che potrà condurci ad una nuova armonia, frutto della nostra docilità allo Spirito. Pace a Voi….Ricevete lo Spirito Santo.

  don Davide

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