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OMELIE ANNO A 2019-20
 
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Festa della presentazione del SIgnore - Domenica 2 Febbraio 2020
( Ml 3,1-4a; Rm 15,8-12; Lc 2,24-40 )

don Davide Milanesi

Vorrei soffermarmi su Simeone.
La cosa che mi incuriosisce è che, pur essendo anziano, ha un’attesa, si aspetta ancora qualcosa dalla vita: aspettava la consolazione d’Israele.
Spesso, la stagione della terza età è ripiegata sul passato ed il presente è, spesso, abitato da ricordi e nostalgie, che, talvolta, cedono il passo al racconto dei propri dolori.
Simeone, invece, offre un modo diverso d’interpretare la terza età: si può essere anziano, avendo ancora aspettative sulla vita e su Dio.
Molto probabilmente, un uomo che ha vissuto tutta la sua vita aspettando che Dio la riempisse, vivrà anche il tratto finale della vita, la stagione dell’anzianità, aspettandosi da Dio qualcosa e, in particolare, proprio in questa stagione della vita, molto fragile, si aspetta una consolazione da Dio. Lui, che per tutta la sua vita si è lasciato consolare da Dio, anche nel tratto finale, lascia che sia Dio a consolarlo.
Cosa vuol dire attendere la consolazione, cosa vuol dire lasciarsi consolare, quando noi abbiamo avvertito il bisogno di essere consolati?
Innanzitutto, si avverte l’attesa di una consolazione, quando siamo tristi: è nella tristezza che avvertiamo il bisogno di essere consolati. Ci può essere un finale della vita abitato dalla tristezza.
Per comprendere cosa voglia dire essere consolati, dobbiamo andare alle parole pronunciate dal vecchio Simeone. I miei occhi hanno visto la salvezza: ora, la salvezza che hanno visto gli occhi di Simeone coincide con quel Gesù, che lui ha accolto tra le proprie braccia. Gesù è la salvezza, perché ci consola nella tristezza. Quindi, la salvezza accade quando siamo strappati dalla nostra tristezza, attraverso la consolazione. Potremmo dire che la consolazione sia il volto della salvezza. Ma: come avviene questa consolazione?
Forse, potrebbe essere la domanda – guida, nella lettura di tutto il vangelo di Luca. Prestare l’attenzione a come e cosa faccia Gesù per liberare dalla tristezza, come Gesù consoli quanti si trovano nella tristezza.
Non a caso, una delle pagine finali del vangelo di Luca è proprio quella dei discepoli di Emmaus, in cui i due uomini, con il volto triste, sono consolati da Gesù.
Proviamo a vedere se, tra le parole di Simeone, possiamo intravedere come Gesù consola il suo popolo. Colpisce la parola di Simeone, quando dice che Gesù è segno di contraddizione.
Contraddire è dire contro a qualcosa, a un modo di pensare. Contraddire è dire qualcosa di nuovo, rispetto a quello che si sta dicendo e guardare le cose da una nuova prospettiva.
Penso che consolare voglia dire proprio questo: interpretare in modo nuovo i fatti che ci rattristano.
È vedere, in una nuova prospettiva, quanto ci è accaduto e ci rende tristi; è rileggere ciò che è motivo di tristezza, guardandolo dal punto di vista di Dio.
Non fa così Gesù con i discepoli di Emmaus?
Si fa raccontare ciò che li rende tristi, poi li sgrida e, infine, dona loro una nuova rilettura dei fatti.
Chiediamoci se noi siamo capaci di consolare, di aiutare gli altri e noi a rileggere in modo nuovo i fatti che ci rattristano, così da guardarli in modo nuovo, cioè, dal punto di vista di Dio. Se attendiamo una consolazione per qualcosa che ci rattrista, proviamo a guardare questa nostra tristezza con gli occhi di Dio. Gesù è la salvezza perché ci consola, nelle nostre tristezze; perché è segno di contraddizione: ci offre, infatti, una nuova visione di ciò che ci rende infelici.
Chiediamo a Dio di essere come Simeone: gente che aspetta di essere consolata da Dio.

  don Davide

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