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OMELIE ANNO A 2019-20
 
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Epifania del Signore - Lunedì 6 Gennaio 2020
( Is 60,1-6; Tt 2,11-3.2; Mt 2,1-12 )

don Davide Milanesi

Alcuni Magi vennero da Oriente.
Vorrei soffermarmi su questo oriente. Cosa può rappresentare l’oriente? Certo, l’oriente è il luogo dove sorge il sole, dice di qualcosa che nasce. Per Israele, l’oriente rappresenta una lontananza. Isaia, nella prima lettura, ci ha raccontato che i figli verranno alla luce di Dio, venendo da lontano.
Ho provato ad immaginare che questo oriente possa rappresentare il sorgere della fede, dentro ogni uomo; questa fede, però, perché diventi incontro con la luce di Dio, un incontro con il Salvatore, ha bisogno che venga colmata una distanza, necessita di un cammino.
La fede, che nasce nel cuore di ogni uomo, chiede dei passi perché si incontri con colui in cui crede.
La fede sorge nel cuore di ogni uomo, ma c’è una distanza (che rappresenta una diffidenza), che va colmata attraverso un cammino.
Potremmo pensare a come è nata la fede dentro di noi, tornando, con la mente, al nostro oriente, a coloro che hanno fatto sorgere dentro di noi il dono della fede: forse sono stati i nostri genitori che ci hanno insegnato a pregare, che ci hanno portato a catechismo; poi, però, da quegli inizi, ciascuno ha dovuto muovere i propri passi e – ancora oggi – ciascuno di noi è chiamato a muovere i propri passi, per incontrare il Salvatore.
I magi ci insegnano che i passi della fede vanno mossi seguendo la stella, che rappresenta i testimoni della fede (le figure spirituali, che possiamo incontrare nel cammino della vita). Ci fanno capire che i passi della fede chiedono di interrogare le scritture e incontreranno qualche Erode che è interessato al Salvatore per un proprio tornaconto: nel cammino della fede, non dobbiamo scandalizzarci se incontriamo persone che dicono di essere interessate a Gesù per un interesse proprio, dobbiamo continuare a camminare come hanno fatto i magi, magari per una strada diversa da quella che porta ad Erode. Infine, il cammino della fede ci fa incontrare con Gesù, la Luce del mondo, il Salvatore: lì, davanti a lui, ognuno apre sui scrigni.
Ciascuno di noi porta a Gesù dell’oro – che non è certo il conto in banca – ma ciò che di più prezioso ogni uomo e donna hanno in questa vita: sono i propri amori, le persone che ci hanno voluto e ci vogliono bene, le persone a cui noi vogliamo bene. Il nostro oro sono i nostri affetti.
Lo scrigno della mirra (che serviva per conservare un corpo nel sepolcro) è portare a Gesù i momenti indimenticabili della nostra vita: quelli che conserviamo gelosamente, quei momenti che sono le fondamenta della nostra vita.
Infine, lo scrigno dell’incenso: l’incenso, vicino al fuoco, brucia e sale, come fumo, verso l’alto: mi piace pensare che lo scrigno dell’incenso siano le nostre preghiere. Davanti al fuoco dell’amore di Dio, noi sciogliamo le nostre preghiere, lasciamo andare ciò che di più vero abbiamo nel cuore.
Per conoscere una persona, dovremmo origliare la sua preghiera, diceva un teologo.
Vorrei che, in questa solennità dell’Epifania, prendessimo i magi come modello per rileggere il nostro cammino di fede.
Ciascuno ringrazi per il proprio oriente, per chi ci ha aiutato a far sorgere, nel nostro cuore, la nostra fede. Vorrei che ciascuno ripensi ai passi compiuti per andare incontro a Gesù, e i passi che ancora dobbiamo compiere per andare verso di lui, seguendo la stella e interrogando le scritture. Infine, vorrei che ciascuno ringraziasse il Signore per tutto l’oro che c’è nella nostra vita e per la mirra, che ci aiuta a conservare momenti significativi della nostra vita, che sono il fondamento del nostro camminare incontro a Gesù.
Vorrei che nessuno smetta di bruciare davanti all’amore di Dio il proprio incenso.
Vorrei che ciascuno non smetta mai di pregare, perché la preghiera è il segno della fede.
Se si smette di pregare siamo ad occidente, dove il sole tramonta: è la preghiera che ci tiene sempre ad oriente, dove la fede nasce ogni giorno.

  don Davide

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