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OMELIE ANNO B 2018
 
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VI domenica dopo Pentecoste  - Domenica 1 luglio 2018 (Es 3,1-15; 1Cor 2,1-7; Mt 11,27-30)

don Davide Milanesi

Tenterò questa sera d’intrecciare la pagina di vangelo con quella di Esodo.
Per questo vorrei che raccogliessimo l’invito di Gesù d’andar da lui, affinché ci dia ristoro.
Se ci invita ad andare da lui, è perché ci vede stanchi.
Credo che ciascuno di noi possa avere i propri motivi di stanchezza: legati al mondo del lavoro, oppure una stanchezza legata a delle relazioni faticose, oppure - ancora - una stanchezza legata a poche gratificazioni che la vita sembra offrire, nonostante le innumerevoli fatiche che uno compie.
Ciascuno ha i propri motivi per essere stanco e desiderare ristoro. Desiderare un luogo, un tempo per ritrovare le forze, ritrovare le energie, l’entusiasmo.
Gesù sembra dire che il ristoro non lo offre un luogo o un tempo come una vacanza (che – pure – è necessaria), ma c’è un ristoro più profondo che nasce dall’incontro con Lui. È l’incontro con il Signore che diventa luogo e tempo di ristoro.
Come questo incontro può diventare un ristoro?
A questa domanda risponde la pagina di Esodo.
Innanzitutto, il Signore dal roveto chiede a Mosè di avvicinarsi a lui togliendosi i sandali.
Camminare nel deserto con i sandali vuol dire essere protetti e poter andare con passo sicuro.
Togliersi i sandali equivale alla raccomandazione di non avvicinarti con troppa sicurezza a Dio. Vuol dire camminare a tentoni, non essere sicuro di sapere già come sia Dio, ma lasciare a Lui la libertà di essere se stesso. Significa non costringere Dio a mettersi al nostro passo, ma metterci noi al passo di Dio.
“Togliti i sandali” può essere letto come: «Abbatti tutte le tue protezioni e vieni a me disarmato, senza protezioni, senza difese»; solo così, Dio potrà darci ristoro.
Solo se andiamo a Dio in questo modo, potremo ascoltare quella parola che Dio ha per ciascuno di noi e che diventerà come acqua fresca che ristora.
Dio dà a Mosè una parola che gli indica un compito, una missione: andare a liberare Israele dalla schiavitù.
Scoprire la propria vocazione, intuire di essere in questa vita con una missione, con un compito da svolgere è trovare senso alla propria vita: è dare una direzione alla propria esistenza e tutto questo diventa come un ristoro.
Sapere la propria missione toglie la stanchezza di chi sembra girare a vuoto nella vita.
Trovare un senso alle energie che consumiamo é liberarci dalla stanchezza.
In generale, potremmo chiederci: c’è una parola di Dio che mi ristora, che è capace di ridarmi entusiasmo, forza, energia?
Vorrei che, in questo tempo estivo, ciascuno possa dare tempo e spazio alla preghiera, andare dal Signore senza difese e protezioni, così da scoprire quella parola che ci ristora.
Quando uno torna da una vacanza, racconta ciò che ha fatto e visto, come se ciò che si è visto e fatto ci abbia ristorato: perché non raccontare anche quella parola del Signore che più di altre ci dà ristoro?
Il compito di questa estate è trovare una pagina della Bibbia, un versetto di un salmo che, più di altre, è capace di sollevarci dalla fatica e darci ristoro.
 

  don Davide

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