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OMELIE ANNO B 2018
 
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III domenica dopo Pentecoste  - Domenica 10 giugno 2018
(Gen 2,18-25; Ef 5,21-33; Mc 10,1-12)

don Davide Milanesi

Alla domanda sulla liceità di ripudiare la propria moglie Gesù non risponde immediatamente ma gli chiede cosa Mosè ha ordinato cioè che legge avete attualmente circa la possibilità di ripudiare la propria moglie.
Solo dopo Gesù spiega perché Mosè ha dato questa legge dicendo: per la durezza del vostro cuore.
Gesù sposta la questione dalla liceità del ripudio ad un cuore che sa amare, un cuore che sa amare è un cuore non indurito.
Mi sono chiesto cosà sarà mai questa durezza di cuore che rende lecito l’atto del ripudio ?
Per comprendere cosa intende per durezza di cuore sono andato a vedere dove Marco usa la stessa espressione nel suo vangelo.
Ho trovato che di fronte all’uomo dalla mano inaridita dove Gesù vuole guarirlo in giorno di sabato, si rattrista per la durezza del cuore dei farisei che preferirebbero il rispetto della legge e che in giorno di sabato non si guarisca nessuno.
Ma cosa ci sta dietro la guarigione di un uomo dalla mano inaridita.
Per Israele un male fisico era legato ad un peccato quindi la guarigione significava il perdono del peccato che aveva portato al male fisico non so se vi ricordate quando Gesù prima di guarire il paralitico lo perdona e solo dopo dice: Ora perché sappiate che il figlio dell’uomo ha il potere di rimettere i peccati ti ordino alzati prendi il tuo lettuccio e va a casa tua.
La durezza di cuore sembra legata all’incapacità a perdonare per questo allora la possibilità di ripudiare. Ma nello stesso tempo l’incapacità a perdonare è l’incapacità ad amare.
Credo e mi pare di intuire che un amore se vuole essere duraturo e custodito non può che vivere del perdono.
Non penso immediatamente al perdono per offese e ferite grosse che magari abbiamo subito, ma a piccoli gesti di perdono che ogni giorno dobbiamo imparare a porre così da non lasciare che il nostro cuore si indurisca del tutto.
Se ci pensiamo bene l’esercizio del perdono è un esercizio frequente.
Siamo chiamati ogni giorno a perdonare per tutto ciò che non ci rende contenti, per un silenzio non compreso, una parola detta male, un’attenzione che ci saremmo aspettati e che non è arrivata.
Siamo chiamati a perdonare quando non ci capiscono, per quando non ci danno retta per quando non rispondono ai nostri inviti.
Spesso la possibilità del perdono la trascuriamo, ci limitiamo alla stizza, al risentimento, al piccolo disgusto, alla tristezza, altre volte manteniamo il contegno corretto tenendoci dentro malumori, amarezze che via via si accumulano e portano alla durezza del cuore così da rendere ancora più difficile il perdono.
Interessante vedere come Gesù dice “all’inizio non era così”.
All’inizio di una storia d’amore il cuore è più libero, meno ferito, meno intriso di rancori, quindi più disposto al perdono, spesso quando il cuore diventa duro sarà importante andare agli inizi della propria vicenda amorosa per ritrovare quel cuore libero e sciolto che si sperimenta all’inizio di ogni vicenda amorosa, quel cuore capace di perdonare le offese e le disattenzioni.
Gesù oggi ci dice che se vogliamo custodire un amore che rende felici dobbiamo custodirlo grazie al perdono.
Per custodirlo è importante riandare spesso al cuore degli inizi della storia amorosa tra un uomo e una donna.
Ma nello stesso tempo credo che sia importante frequentare più spesso il sacramento della penitenza per sentire Dio che ci ama perdonandoci le solite cose.
Credo che una frequenza maggiore al sacramento della penitenza dove ci sentiamo perdonati da Dio ci può aiutare a liberarci dei rancori per essere capaci di perdonare gli altri. Tornando a casa tra marito e moglie ringraziatevi per le volte che silenziosamente l’altro vi ha perdonato.

  don Davide

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