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OMELIE ANNO B 2018
 
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X domenica dopo Pentecoste  - Domenica 29 luglio 2018 (1Re 7,51-8,14; 2Cor 6,14-7,1; Mt 21,12-16)

don Davide Milanesi

Mi colpisce la descrizione che l’evangelista compie di questa arrabbiatura di Gesù, in particolare il passo in cui dice che rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe.
Mi piace pensare che, con questo rovesciare i tavoli e le sedie, Gesù ci inviti a rovesciare il nostro modo di pensare a Dio, ci chiede di rovesciare il nostro modo di rapportarci a Dio. A volte, questo gesto di Gesù che rovescia i tavoli dei cambiamonete diventa il fondamento biblico per legittimare degli accessi di collera che, invece, nascono solo dal nostro amor proprio ferito. Invece, più che legittimare le nostre arrabbiature, tale atto di Gesù può essere letto come un invito a rovesciare l’immagine di un volto di Dio che si allontana da quello raccontato dal Maestro. Forse, Gesù ci sta dicendo che l’unico motivo serio per cui arrabbiarsi è rappresentato da chi sfigura il volto di Dio.
La presenza di questi cambiamonete nella casa di Dio, il tempio, può essere riletta come il segno di un rapporto con Dio di tipo commerciale (“io do una cosa a te e tu dai una cosa a me”): ti do del tempo per la preghiera, per gli altri, io faccio delle cose per te, tu devi fare qualcosa per me. I cambiamonete simboleggiano un rapporto con Dio di tipo commerciale, basato sul dare e avere.
Gesù, nel rovesciare i tavoli e le sedie, sembra invitarci a ribaltare questa modalità di vivere il nostro rapporto con Dio.
Magari, noi adesso stiamo pensando che noi non siamo dei cambiamonete, non viviamo con Dio un rapporto di tipo commerciale. Vorrei tentare di andare a trovare alcune parole tipiche del mondo commerciale, che possono entrare nel nostro rapporto con Dio, per rovesciarle e trovarne altre più aderenti al Vangelo. Una prima parola mi sembra possa essere la parola “sconti”, “ribassi”, “saldi”. Quante volte anche noi, nel nostro rapporto con Dio, ci facciamo degli sconti!
«Signore, ti ho già dato tanto… basta così!», e scontiamo tempi di preghiera, gesti di misericordia e generosità solo per il fatto che “abbiamo già fatto tanto per il Signore”. Quindi, nel nostro rapportarci con Dio, non siamo poi così lontani da una logica commerciale.
La parola “sconti”, tipica del mondo commerciale andrebbe rovesciata con quella parola evangelica che troviamo in Gv 13, dove Gesù nell’amarci non si fa sconti, ma va fino alla fine. Gesù non ha dato tanto all’uomo: ha dato tutto. La parola “sconti” va rovesciata e trasformata con la parola “li amò sino alla fine”. Un’altra parola tipica del commercio è la parola convenienza. Un affare conviene o non conviene. «Non conviene dire quelle cose, anche se sono evangeliche ! Poi rischio di perdere la faccia, rischio di perdere alcune comodità !». Quando pensiamo in questo modo, il criterio della convenienza è la ricerca della comodità, la ricerca di un benessere personale.
Credo che un rapporto con Dio di tipo commerciale ci porti a quella che il Papa, nella Evangelii Gaudium chiama la mondanità spirituale: (93) La mondanità spirituale, che si nasconde dietro apparenze di religiosità e persino di amore alla Chiesa, consiste nel cercare, al posto della gloria del Signore, la gloria umana ed il benessere personale. Si tratta di un modo sottile di cercare «i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo».
La parola “convenienza”, tipica del mondo commerciale, andrebbe rovesciata con quella parola evangelica che, pur appartenendo al mondo del commercio, riteniamo comunemente sia meglio evitarla. È la parola pronunciata da Giuda a Betania, nei confronti della donna che rompe il vasetto di nardo: spreco. Quello che, agli occhi di Giuda, è considerato uno spreco, per Gesù è un’opera buona e bella, che ha il sapore dell’eternità.
Vi sono delle scelte, che profumano di Vangelo, che, agli occhi del mondo, sono uno spreco. La preghiera stessa, agli occhi del mondo, rischia di essere vista come uno spreco di tempo; non a caso, Gesù, mentre rovescia tavoli e sedie cita la scrittura: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni, voi invece ne avete fatto un covo di ladri.
Così alcune scelte evangeliche agli occhi del mondo appaiono uno spreco ma agli occhi di Gesù sono opere buone.
La parola convenienza va rovesciata e trasformata con la parola “spreco.” Di fronte a questo Gesù che rovescia tavoli e sedie, lasciamo che rovesci anche il nostro modo di rapportarci con Dio, fatto di sconti e convenienza, in un rapporto che ama fino alla fine e sappia “sprecarsi” per amore di Gesù.











 

  don Davide

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